LIBRERIA ADEIA: Scheda prodotto
FINE DI UNA STAGIONE. MEMORIA 1943-1945 (LA)
di VIVARELLI ROBERTO
Stato Editoriale
In commercio
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- Titolo: FINE DI UNA STAGIONE. MEMORIA 1943-1945 (LA)
- Sottotitolo: DI SALO'
- Autore: VIVARELLI ROBERTO
- Illustratore: 0
- Editore: IL MULINO
- Macrosettore: Non-definito
- Settore: STORIA-CONTEMPORANEA
- Collana: INTERSEZIONI
- Anno: 2000
- ISBN: 9788815078131
- Pagine: 136
- Volumi: 1
Classificazione DEWEY
- 940 GEOGRAFIA E STORIA
Classificazione CEE
- BGA AUTOBIOGRAFIE GENERALI
- HBWQ SECONDA GUERRA MONDIALE
- HBJD STORIA D'EUROPA
- WQH STORIA LOCALE
- 1D EUROPA
- 3JJH SECONDA GUERRA MONDIALE, 1939-1945
"Sono figlio di un morto ammazzato": questa è la "confessione" che dà avvio al libro in cui Roberto Vivarelli racconta per la prima volta, con partecipazione ma anche con stupefacente lucidità, la sua esperienza di repubblichino adolescente. Il padre di Vivarelli fu ucciso dai partigiani jugoslavi nel 1942. Alla caduta del fascismo e dopo l'8 settembre 1943, rimanere fascisti per i due figli sarà anche una questione di fedeltà all'ombra paterna. Ma dal 1948 egli avvierà una propria "ricostruzione" culturale e politica, che lo condurrà su posizioni assai lontane da quelle di partenza. Ma solo dopo mezzo secolo riuscirà a far combaciare le stagioni della propria vita e a vedere il filo unitario che le lega.
Sono stato fascista a Salò: l'inattesa, liberatoria confessione di un grande storico antifascista. Roberto Vivarelli è uno dei più illustri e rispettati storici dell'Italia contemporanea; studioso del fascismo, è vicino idealmente all'ambiente del settimanale "Il Mondo" e di Gaetano Salvemini. Per decenni Vivarelli ha accantonato la memoria imbarazzata di un momento cruciale della propria vita: quando, quindicenne, parteggiò per la Repubblica di Salò combattendo nelle Brigate Nere. Ora, dopo oltre cinquant'anni, egli racconta per la prima volta, con partecipazione ma anche con stupefacente lucidità, la sua esperienza di repubblichino adolescente. "Sono figlio di un morto ammazzato": è questa la "confessione" che dà avvio al libro; il padre di Vivarelli, fascista e volontario in guerra, è ucciso dai partigiani jugoslavi nel 1942. Alla caduta del fascismo e dopo l'8 settembre 1943, rimanere fascisti per i due figli sarà anche una questione di fedeltà all'ombra paterna, ai valori patriottici che egli aveva visto incarnati nel fascismo. Il primogenito, sedicenne, s'arruola subito nella Decima Mas; Roberto, che ha quattordici anni, solo nell'estate del 1944, a Milano, ottiene di entrare nelle Brigate Nere, e si trova a vivere i mesi della guerra civile fra attentati gappisti e rastrellamenti antipartigiani. Infine riesce a partire per il fronte, ma è l'11 aprile 1945 e il fronte è Bologna. Fascista fino all'ultima ora, armi in pugno fino a Como, dal 1948 Vivarelli avvierà una propria "ricostruzione" culturale e politica approdando all'antifascismo più netto. Ma solo dopo mezzo secolo, scrivendo queste pagine, riuscirà a far combaciare le stagioni della propria vita e a vedere il filo unitario che le lega. * Roberto Vivarelli (nato nel 1929) insegna Storia contemporanea nella Scuola Normale Superiore di Pisa. Con il Mulino ha pubblicato "Il fallimento del liberalismo. Studi sulle origini del fascismo" (1981) e "Storia delle origini del fascismo" (2 voll., 1991).